Rote Armee Cinema

 

Un esteso lavoro di ricerca è alla base di Une Jeunesse Allemande, il film sulla lotta armata tedesca e primo lungometraggio del regista francese Jean Gabriel Périot in concorso al Milano Film Festival

«È possibile realizzare immagini in Germania oggi?» Con questa domanda inizia Une Jeunesse Allemande, l'ultimo lavoro di Jean Gabriel Périot. Il regista francese, già presente in passato al Festival con diversi corti, torna quest'anno con il primo lungometraggio, presentato all'ultima Berlinale.

Utilizzando unicamente immagini di repertorio, Périot realizza il documentario sull'Autunno tedesco. Alla fine degli anni Sessanta la generazione postbellica, figlia del nazismo, inizia una rivolta contro i “genitori” compromessi con il passato recente. Ragazzi disillusi dal capitalismo anticomunista si uniscono nella lotta armata e formano la RAF (Rote Armee Fraktion) contro la ricostruzione di un paese che cerca di seppellire gli orrori del passato. Sono giornalisti (Ulrike Meinhof), avvocati (Horst Mahler), cineasti (Holger Meins) o semplicemente studenti (Gudrun Ensslin, Andreas Baader). Sono i protagonisti degli Anni di piombo in Germania. «Quello che mi ha stupito è stato scoprire che molti di loro erano ben conosciuti nel Paese e facevano il mio stesso lavoro» ci racconta Périot. La violenza è alla base della poetica del regista, un tema presente anche in Les Barbares. «Mi interessa portare avanti un'unica ricerca sulla violenza e sul suo irrompere nella nostra società».

L'unico modo per cercare di capire e affrontare il presente è interrogare la Storia, anche se di difficile comprensione. È questo che fa Périot con Une Jeunesse Allemande, un film che lavorando sugli archivi filmici e televisivi esercita una critica delle immagini e delle ideologie che le ispirano. 

 

Perché un film sulla violenza e sulla lotta armata in Germania?

Ho voluto trattare questo tema per comprendere le dinamiche dei conflitti. Mi sono sempre chiesto in che modo alcune persone decidano di diventare terroristi e prendano una scelta così radicale. In questo caso specifico la RAF è il fil rouge per la comprensione della violenza. Alcuni di loro erano cineasti e quindi ho voluto raccontare la loro storia attraverso le loro immagini, mostrando anche i terroristi rappresentavano se stessi.

 

Come hai lavorato con il materiale d'archivio che compone l'intero film?

Sono passati circa nove anni dal momento in cui ho iniziato le ricerche. Sono partito da immagini di repertorio, filmati televisivi e sequenze dei lavori di registi della RAF. Più passava il tempo e più la ricerca si trasformava da storica a iconografica. Non è stato complicato, ma ha richiesto moltissimo tempo.

 

Definiresti Une Jeunesse Allemande un film “politico”?

Certo pone direttamente delle questioni “politiche”: è possibile cambiare il mondo? In che modo? È ammissibile che gli Stati ricorrano agli terroristici per rovesciare la società? È un film impegnato perché conduce lo spettatore a una presa di posizione, ma lo lascia libero di scegliere.

 

Nei tuoi lavori (Les Barbares, The Devil) la musica ha un ruolo fondamentale.

In fase di postproduzione - per me la più importante in assoluto - ascolto molta musica e ciò influenza il mio lavoro e le scelte. Diventa l'elemento chiave al momento del montaggio. Sono convinto che la musica sia l'arte più semplice da condividere e anche il modo più facile per mettere in contatto le persone.

 

Ci sono filmmaker che segui e da cui trai ispirazione?

Bruno Dumont e Sergei Loznitsa. Due registi molto diversi tra loro. Trovo i lavori di Dumont unici: film di finzione che mi smuovono sempre profondamente e realizzati con attori non professionisti. Mi smuovono sempre nel profondo. Di Loznitsa, invece, apprezzo il fatto che cambi regolarmente genere di film, realizzando corti, lunghi, documentari e film di finzione. Non scende mai a patti con nessuno e non sai mai cosa vedrai in sala. Sai solo per certo che è un suo lavoro!

 

Hai già in mente il tuo prossimo progetto?

Sì, sarà un lavoro su Hiroshima, ma non posso dirti altro.

 

Roberta Gialotti
Milano film festival
Septembre 2015
milanofilmnetwork.it/daily/articolo.php?id=592